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RETAINING WALLS SYSTEM

ROHINGYA CAMP, COX'S BAZAR, BANGLADESH

TYPE: ENVIROMENTAL ENGINEERING (An idea of Michael Ryan)

YEAR: 2018

CLIENT: UNITED NATIONS

STATUS: REALIZED

L’area è abitata da una vasta comunità locale dedita alla coltivazione del riso, alla manifattura e al commercio. L’arrivo di cosi tanti profughi rende inevitabili occasionali collisioni con la comunità ospitante che vede il proprio territorio degradarsi e i propri spazi ridursi. All’inizio del 2018 le agenzie delle Nazioni Unite WFP, UNHCR e IOM uniscono gli sforzi per formare un nucleo di intervento rapido con lo scopo di fronteggiare i rischi sul territorio causati dalla destabilizzazione degli equilibri naturali. Inoltre si assumono la responsabilità del mantenimento e del miglioramento delle infrastrutture esistenti e si impegnano  nella realizzazione di nuove opere volte a migliorare i collegamenti carrabili e pedonali nel territorio.

Organizzate sotto il nome di SMEP le tre agenzie delle Nazioni Unite riescono ad ottenere dal governo del Bangladesh il permesso di ampliare il campo profughi verso est, in una zona già ampiamente interessata dalla deforestazione, per potervi spostare i rifugi realizzati su terreni a rischio frane o inondazioni.  SMEP, sotto la guida dell’ing. Michael Ryan del WFP, propone una serie di interventi di scavo con l’obiettivo di realizzare aree pianeggianti su cui poter pianificare un disegno urbanistico razionale sulla base del quale posizionare i nuovi rifugi offerti dalle diverse organizzazioni umanitarie.

Nel marzo 2018 iniziano i lavori di scavo su due aree collinari di circa 12.000 mq realizzati in gran parte a mano dagli stessi oparai Rohingya. Le Nazioni Unite forniscono gli attrezzi di lavoro e provvedono alla retribuzione degli operai tramite cooperative gestite da personale Bengalese.

Alle donne Rohingya viene offerto di contribuire al pari degli uomini sia per lavori più pesanti, come gli sterri e la fabbricazione di elementi costruttivi, sia per il coordinamento di gruppi di operai sul terreno. I principali movimenti terra vengono realizzati da SMEP con macchinari propri mentre tutte le opere di drenaggio e protezione dei pendii, necessarie per stabilizzare temporaneamente i terreni, sono realizzate da alcune organizzazioni umanitarie presenti sul territorio e specializzate in lavori di ingegneria ambientale.

La superficie dei lotti, resi pianeggianti e disponibili per realizzare i nuovi villaggi, è misurata e riportata su disegno tramite rilievi topografici effettuati con l’ausilio di droni e di scanner laser. Sulla base dei rilievi gli uffici tecnici di UNHCR e IOM elaborano i progetti urbanistici per l’organizzzione dei nuovi rifugi, delle scuole, delle latrine, della illuminazione pubblica, delle strade carrabili e di tutti gli altri servizi necessari.

L’urgenza con cui si procede per poter creare i nuovi insediamenti non rende immediatamente possibile stabilizzare in modo permanente i bordi ripidi dei lotti, già in precedenza indeboliti dalla deforestazione. Dopo una iniziale protezione del territorio con canali di drenaggio realizzati in bamboo e teli di iuta o con la copertura delle scarpate con teli in plastica, le diverse entità operanti nell’area programmano un grande intervento di consolidamento delle scarpate con l’inserimento di migliaia di nuove alberature da piantumare durante la stagione delle piogge. A tale scopo si realizza una viabilità secondaria a valle degli insediamenti per consentire il trasporto del materiale necessario per realizzare le opere. Questa viabilità, pur di minore importanza rispetto a quella da realizzarsi all’interno degli insediamenti, dovrà resistere alle piogge monsoniche consentendo il normale deflusso delle acque tramite il posizionamento di condotte in cemento al di sotto degli attraversamenti stradali delle vie d’acqua.

Per il consolidamento delle scarpate SMEP decide di utilizzare materiali locali da montare a secco e la cui stabilità potrà essere garantita inizialmente dal riempimento con terreno locale e poi dalla crescita di una nuova vegetazione. Un muro di contenimento realizzato con anelli prefabbricati in cemento usati localmente per le latrine, costituisce la parte inferiore delle pareti di consolidamento. I cilindri vengono sovrapposti sfalzati e poi riempiti di terra. La parte superiore del sistema di consolidamento viene realizzata con aste di bamboo fissate al terreno a formare terrazzamenti ogni due metri circa.

Il bamboo è presente in grandi quantità sul territorio e cresce molto velocemente. Nel campo viene usato soprattutto per realizzare ponti e passarelle pedonali necessarie per superare le differenze di quota e i piccoli bacini che si formano durante la stagione dei monsoni.

Una volta terminati, i terrazzamenti di banboo vengono ricoperti da un prato prelevato nella foresta circostante per formare uno strato impermeabile che convoglia l’acqua piovana verso il lato interno della terrazza e poi verso canali di raccolta che convogliano le piogge giù a valle.

I canali, ortogonali alle terrazze, sono realizzati con lastre di cemento costruite localmente da operai che lavorano per conto di SMEP con materie prime fornite dalle Nazioni Unite.

Terminati i lavori edili si procede con la piantumazione, delle essenze arboree che garantiranno, una volta radicate, la tenuta del sistema e la ricrescita di parti della foresta andate perdute. Se ne occupano molte associazioni locali insieme alla FAO che coordina e sostiene i vivai.

Le essenze sono indicate dal ministero dell’agricoltura e delle foreste che tutela in parco di Teknaf. Sono in prevalenza specie autoctone a crescita rapida, parti delle quali producono legnami pregiati che potranno essere in seguito utilizzati. La distribuzione delle essenze è strettamente pianificata e controllata con l’ausilio di mappe digitali che vengono continuamente aggiornate. Eventuali ripiantumazioni sono effettuate sulla base delle indicazioni ottenute dai responsabili delle diverse aree. Le piante vengono coltivate in vivai presenti sul territorio e sono protette durante i primi mesi posizionando speciali tessuti che limitano il dilavamento del terreno fino al completo attecchimento.

Ora che il sistema territoriale sembra nuovamente in equilibrio è necessario trovare soluzioni che consentano di evitare ulteriore deforestazione. Le Nazioni Unite sperimentano a tal fine la distribuzione alle famiglie di fornelli a gas muniti di bombole che consentiranno di cucinare in modo più efficiente e sicuro. Per insegnare l’utilizzo delle nuove attrezzature e come avviare il sistema di riciclo e ricarica delle bombole vendono organizzati corsi per i rifugiati prima di consegnargli le attrezzature.

In attesa di ricevere le nuove piantumazioni le strutture a secco realizzate per il consolidamento del terreno appaiono come grandi opere che incidono il paesaggio segnando la sua morbida orografia un tempo ricoperta di foresta. Le intemperie e le piante trasformeranno nel tempo le nuove strutture e, mentre la vegetazione occuperà sempre più spazio, queste tenderanno a disgregarsi e pian piano a scomparire. Sarà sempre necessaria una piccola manutenzione che, insieme alla raccolta controllata del legname, potrà dare lavoro agli abitanti.

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